a cura di Padre Giuseppe Sinopoli |
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IL MUSEO SACRO
Il restauro e il prolungamento dell’ala nord del complesso conventuale - realizzati a rigorosa norma Cee e secondo i dettami della Soprintendenza per i Beni ambientali architettonici artistici e storici della Calabria – Cosenza - si pensava avessero autorevolmente dipanato ogni riserva a che esso diventasse luogo di accoglienza o di formazione dei giovani desiderosi di abbracciare la vita cappuccina. Ma - nonostante l’assemblea dei frati, riunitasi nei giorni 6-7 marzo 2001 per la verifica di alcuni deliberata capitolari, abbia indicato, a maggioranza assoluta, tale sede in alternativa a quella dell’Oasi “San Francesco d’Assisi” di Lamezia Terme; il parere positivo, a caldo, dei Ministri Provinciali della Cifis, durante il sopralluogo da essi effettuato a fine maggio s.a; e la lettera, datata 18 luglio 2001, del padre Guardiano di Chiaravalle, preoccupato delle voci circolanti in netto contrasto con gli orientamenti di cui sopra - il Ministro Provinciale e suo Definitorio hanno stabilito come sede del post noviziato il convento di Vibo Valentia, i cui locali, tra l’altro, non erano di proprietà della Provincia monastica.
Sarebbe stato, certamente, un evento di straordinaria valenza spirituale e umana “rianimare” questo luogo religioso con giovani in formazione, accompagnati da un equipe di specialisti, con risonanza sul territorio come ai “vecchi tempi” dello studentato e del noviziato. Tempi in cui il tessuto umano comprensoriale ha offerto numerose vocazioni alla Chiesa e all’Ordine Cappuccino.
Sfumata questa possibilità, si è ulteriormente incentivata la ricerca promozionale di quest’affascinante “oasi”, finalizzata all’esperienza di benessere spirituale, sociale e psicologico per singole persone, giovani in ricerca vocazionale, piccoli nuclei familiari, gruppi ecclesiali (famiglia, biblici, acr, ofs-gifra, scout, etc.), ma anche alla valorizzazione del patrimonio culturale, storico - mediante convegni, simposi, assemblee, ricerche e studi scientifici -, sponsorizzando la consultazione della biblioteca e, soprattutto, la visita guidata del museo di civiltà contadina e artigiana e del museo sacro.
Quest’ultimo è stato allestito in due stanzette del primitivo quadrilatero dell’antico convento, riportandole- sotto l’attenta e costante consulenza del geom. Giancarlo Del Sole, funzionario della Soprintendenza di Cosenza - all’origine. “Esse rappresentano, come ha affermato lo stesso Del Sole – l’espressione più genuina dell’architettura cappuccina in quanto tutti i materiali sono poveri, eseguiti da maestranze del luogo”. Alcuni esemplari di questi materiali sono stati selezionati ed esposti per essere ammirati dal visitatore ed, eventualmente, osservati dallo studioso.
La ditta dei fratelli Scolieri, dotata “delle qualificazioni necessarie ad operare in lavori su immobili tutelati ai sensi del D.L. 490/99”, ha eseguito i lavori con vera maestria, su progetto e direzione dell’ing. Macrì Paolo.
Infatti, a recupero e consolidamento restauro ultimati, sono emerse due “reliquie” di altissimo valore architettonico, storico e culturale, rese ancora più preziose con i reperti sacri recuperati in convento e con altri appartenenti al sac. don Andrea Iozzo, passato a miglior vita, gentilmente donati, in nostra custodia, dai familiari.
Il motivo, che ci ha incoraggiato a questa ispirata realizzazione, è stata la voglia di ritornare alle origini per gustare i tanti valori che oggi sembrano in forte crisi, e cioè: la vocazione religiosa, la famiglia, il senso di appartenenza a Dio e alla Chiesa, la testimonianza nella carità, l’amore, la fedeltà, l’umiltà, il silenzio, il rispetto della persona, della vita e della natura, la solidarietà, la condivisione, l’onestà, l’ideale, la speranza.
Ogni frammento di questo Convento e di questa Chiesa - catalogato fotograficamente dall’artista Antonio Raffaele presente la dott.ssa Filice Rosanna, esperta in storia dell’arte e funzionaria della Soprintendenza di Cosenza - ci racconta non solo la vita dei Figli del Poverello d’Assisi, che si sono avvicendati negli anni, ma anche quella dei loro benefattori e, soprattutto, di coloro che hanno voluto condividere la fede, la carità, le gioie, le sofferenze e le speranze quotidiane, che costituiscono, in qualche modo, il fondamento della nostra storia di oggi e di domani.
Il museo sacro è stato inaugurato, alla presenza del Vicario Generale dell’Ordine Cappuccino, Rev.mo Padre Antonio Ascenzi, del Ministro Provinciale, Padre Bruno Macrì, dei Sindaci del Comprensorio intervenuti con fascia tricolore e Gonfaloni, delle Autorità civili e militari, dei confratelli e di una moltitudine di amici, il 4 marzo 2001, in occasione della Solenne Commemorazione dei Frati Questuanti e dei loro Benefattori, durante la quale è stato offerto in dono il libro “I frati questuanti del convento dei Cappuccini di Chiaravalle Centrale negli ultimi 70 anni”, con la presentazione dell’on. Guido Rhodio.
Padre Giuseppe Sinopoli
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