a cura di Padre Giuseppe Sinopoli |
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LA SALA DELL’OFS E IL TEATRO
Le motivazioni
La costruzione di una sala per l’Ordine Francescano Secolare (Ofs) è stata dettata da molteplici motivi, tra i quali eccelleva la necessità di svolgere con più libertà che non in Chiesa, le adunanze generali della Congregazione, del suo consiglio e delle zelatrici. In Chiesa, infatti, oltre all’inconveniente di non poter disporre di un tavolo di presidenza e di una scrivania per la segretaria, stilatrice dei verbali, non si potevano scambiare con naturalezza le proprie opinioni nel corso dei dibattiti.
Un’altra motivazione è sprigionata dall’erezione della Fraternità Ofs, sezione maschile, per la quale un salone dove riunirsi diventava di una necessità imprescindibile. Gli uomini allora presentavano atteggiamenti più disinvolti delle donne - oggi, grazie a Dio, questa caratteristica una volta esclusiva dell’universo maschile sembra naturalizzata anche in quello femminile - e a lungo andare non sarebbero rimasti volentieri in Chiesa oltre il tempo indispensabile. Ed allora, per poterli attirare e andare loro incontro, v’era bisogno di un luogo dove potessero organizzare pure qualche intrattenimento non strettamente religioso. A ciò si sarebbe prestata meravigliosamente una sala allestita ad hoc.
Ma vi erano anche i cordigeri, iscritti all’associazione in gran numero, che imponevano, e con urgenza, la disponibilità di un ambiente dove potersi ritrovare, soprattutto nella stagione invernale.
Per tutti questi motivi - corroborati dal desiderio dei Superiori Maggiori di sviluppare l’Ofs e dalla richiesta di qualche presbitero diocesano di impiantare nella sua Parrocchia questo dono dello Spirito santo alla Chiesa e al mondo - si è addivenuti alla realizzazione dell’opera, rivelatasi nel tempo davvero preziosa e assai utile, e non solo per le famiglie francescane.
La grande incognita
Proposta, l’idea ha subito catturato l’approvazione sia dei frati che del popolo. Ma cediamo la penna al padre Consolato Francesco Grilletto da Reggio Calabria, l’ispiratore del progetto, per assaporarne tutti i particolari.
«Sorto così il disegno - così egli annotava nell’introduzione al Resoconto delle spese e delle offerte riguardanti la sala dell’Ofs, la scalinata e il muro di cinta nonché la Settimana svoltasi dal 29 maggio al 5 giugno 1949 - ed accolto con sommo entusiasmo da tutti (il M. R. P. Provinciale, P. Alfonso da Samo, aveva esclamato: «Se riuscirete a realizzare una sala per l’Ofs sarebbe per me il più gran regalo!») ne ho fatto parola agli amici più influenti del convento.
Si presentava la grande incognita del denaro. L’ing. Staglianò in sulle prime ha fatto un preventivo non certo impossibile, ma un po’ scoraggiante per chi non aveva ancora nulla e non sapeva come racimolare il necessario.
Il rag. Maellare, con argomenti alla mano, ha dimostrato la possibilità di raccogliere i fondi necessari: mi ha pregato di tracciare un appello, scritto in italiano ed in inglese, ed egli stesso l’ha fatto stampare per inviarlo agli americani.
Intanto ho riunito la Fraternità dell’Ofs, che è rimasta entusiasta dell’iniziativa ed essa stessa ha fornito più di cento indirizzi di americani per mandar loro i manifesti. Contemporaneamente si stabiliva, sempre nell’adunanza fraterna, di uscire in paese per una sottoscrizione. Nel medesimo tempo si stabiliva un Comitato fra le persone più facoltose del paese che avrebbero cominciato la sottoscrizione».
Una tempesta di carte da mille lire
Il popolo chiaravallese rispose alla grande. Si pensi che in una sola giornata si sono raccolte circa 300.000 lire.
Nel mese di febbraio del 1948 incominciarono ad arrivare anche le offerte dei nostri emigrati in America.
Un’affluenza pecuniaria così generosa e così puntuale (si poteva già contare su 600.000 lire) ha sostanziato di concretezza le speranze del padre guardiano, il quale, nel mese di aprile, non esitava a dare il via ai lavori con la demolizione della fornace e dell’attiguo locale.
Liberato lo spiazzo, si uscì per una seconda sottoscrizione, estendendola anche ai paesi di Cardinale, san Vito sullo Jonio, Cenadi, Centrache, Olivadi e Petrizzi: la risposta fu veramente ammirevole.
L’ubicazione
A questo punto non rimaneva che delimitare l’area sulla quale costruire la sala. Inizialmente si era pensato di utilizzare lo stesso locale della cosiddetta pignateria, un fabbricato lungo circa 13 metri e largo 4,30. Troppo stretto e troppo corto. E poi le mura non erano in grado di sobbarcarsi il peso di un’elevazione perimetrale idonea per un luogo rispondente al progetto.
Bisognava, dunque, abbattere l’esistente e vagliare tutte le possibilità per circoscrivere anche una zona che avrebbe permesso di organizzare le feste conventuali, ad incominciare da quella di sant’Antonio, nelle vicinanze della Chiesa e non più in piazza, come si era costretti a fare. E dato che era sconsigliabile addossare il fabbricato all’edificio sacro, perché dal lato occidentale di esso, sporgeva, come un enorme ombelico, la cappella della Madonna di Lourdes, ci si è orientati a sfruttare la parete della Chiesa. Ma questa soluzione, che pure avrebbe risolto il problema della tramontana, lasciava però insoluto quello dell’orientamento della facciata, che l’ing. Staglianò voleva rivolta verso il paese. A suggerire la soluzione ideale, così come appare ai nostri occhi, è stato il pittore Tiso.
La prima pietra
Era la fine di giugno del 1948 quando il padre Provinciale benediceva la prima pietra, posata in una fondazione profonda cinque metri. Aveva iniziato i lavori la ditta di Iozzo Giuseppe, scelto dopo aver valutato le altre offerte1, sotto la direzione del pittore Tiso.
Si lavorava a ritmo accelerato e a settembre era già pronta perfino la copertura, varcando, purtroppo, anche i limiti finanziari del preventivo.
Nel mentre si attendeva l’arrivo del nuovo materiale, si dava inizio all’allargamento del piazzale (su terreno messo a disposizione dalla famiglia Fiumara), al rifacimento della scala e al muro di cinta.
Le prove
Ma non tutto è andato, come si suol dire, liscio come l’olio. Oltre alle difficoltà economiche, vi sono state notevoli incomprensioni, anche da parte dei frati, mettendo a dura prova qualsiasi buona volontà. D’altra parte inventare un’opera, per quel tempo, così grande nella struttura e soprattutto nella finalizzazione, non era cosa da tutti. Ma padre Consolato ha saputo assorbire ogni difficoltà con intelligenza e cuore, pur tra enorme e inevitabile sofferenza.
Egli doveva preoccuparsi di tutto: cercare di mediare le beghe tra i muratori, reperire altro denaro, trovare carri per il trasporto del materiale, ordinarne dell’altro e, cosa importantissima, curare la corrispondenza con gli emigrati americani.
«Tuttavia - ci ha confidato lo stesso padre Consolato - il pensiero di non mancare alla promessa fatta al popolo e ai frati e la paura di dover fare bancarotta, mi ha fatto superare me stesso e tirare avanti con sommi sacrifici».
Verso l’epilogo
Il completamento dei lavori è stato affrettato grazie soprattutto al generoso intervento della Fraternità Ofs, sezione femminile. Era davvero commovente vedere decine e decine di ragazze e di donne, anche attempate, orgogliose e grate della loro appartenenza alla Famiglia dell’Ofs, accorrere ogni volta che v’era bisogno di portare materiale al convento: sabbia per la calce, pietre, acqua, frasche per la fornace, mattonelle ed altro; e senza alcun costo o compenso. Ma il contributo più importante offerto dalle terziarie è stato il riempimento, fatto con terra, del vallo al fianco della “impietrata” che portava alla Chiesa. Circa 500 metri cubi di terra ha ingoiato quel tratto di strada!
La decorazione interna della sala era affidata da principio al prof. Giorgio Pinna da Nicastro, il quale aveva abbozzato degli schizzi abbastanza ricchi e geniali. Ma ciò avrebbe richiesto molto tempo per cui ci si è rivolti al pittore Vincenzo Menichini di Serra, il quale, aiutato da altri due suoi colleghi, in 15 giorni ha ultimato i lavori in modo soddisfacente e a costi relativamente modici.
La settimana francescana
Per il forfait del padre Predicatore della Settimana santa e nel tentativo di ammortizzare un tantino la grande delusione, il padre Consolato aveva promesso al popolo la celebrazione di una Settimana sociale. Ma, ora per una cosa e ora per un’altra, si è potuta celebrare solo in occasione della festa della Madonna di Lourdes e come inaugurazione della sala e del piazzale antistante. Così da Settimana sociale si è trasformata in Settimana francescana.
Essa è stata davvero una settimana memorabile, un vero bocconcino per tutti i palati, compreso quello della stampa. Il Risorgimento2, all’epoca, notificava, il giorno 6 giugno 1949, l’avvenimento dalle sue colonne con un interessante inserto. Anche il Bollettino provinciale Vita Francescana “Ven. padre Gesualdo” dava risalto alla notizia, scrivendo: «In occasione dell’inaugurazione di una bella e spaziosa sala per le riunioni del fiorente Ofs., il guardiano P. Consolato da Reggio, ideatore della medesima, preparò una Settimana di Studi Francescani. Valenti oratori si sono alternati, sotto la presidenza di Mons. Inglese, Vescovo Cappuccino, trattando importanti argomenti di indole prettamente francescana e di attualità. Anche le funzioni riuscirono solenni con l’intervento di vari pellegrinaggi venuti dai paesi vicini.
Sera del 4 giugno, la processione di Gesù Sacramentato percorse le principali vie del paese, ed infine il M. R. P. Alfonso da Samo, Com. Prov.le, chiuse con un magnifico discorso. Non meno solenne fu il Pontificale che, mattina del 5, celebrò l’Arcivescovo di Catanzaro, Mons. Fiorentini, nella chiesa Matrice, donde proseguì la processione della statua di s. Francesco e della Madonna di Lourdes.
In vari giorni della settimana il popolo fu intrattenuto con film e col dramma il Giullare di Dio3 preparato dal Com. rag. G. Maellare ed eseguito magistralmente dai giovani dell’Ofs.
La serie di manifestazioni religiose, che lasciarono in tutti un ricordo indelebile, si conclusero sera del 5 col programma musicale eseguito con perizia dal Concerto Bandistico di Cardinale e con accensioni di fuochi pirotecnici»4.
La Settimana di studi francescani era cominciata il 29 maggio 1949. Fra i qualificati oratori, degni di menzione, il prof. Santino Caramella, dell’Università di Catania, e il giovane terziario dott. Nicola Lombardo.
Di nuovo a servizio della cultura e del teatro
Fin dalla sua apparizione la sala è stata palestra di formazione spirituale e di formazione culturale e sociale anche se non con continuità ma sempre con lo stesso spessore.
Dal novembre 1986 a luglio 1987 il Circolo Socio-culturale-ricreativo chiaravallese, presieduto dal prof. Andrea Iozzo, si è fatto promotore di importanti comunicazioni culturali, tra le quali ricordiamo: - La cultura e l’uomo calabrese; - La medicina alternativa: agopuntura e omeopatia; - La pace (seguita da una grande manifestazione popolare con fiaccolata).
All’inizio della primavera del 1997, padre Giuseppe Sinopoli, designato dai Superiori Maggiori all’animazione fraterna, nella qualità di Guardiano del Convento Cappuccino, osservando lo stato di totale abbandono in cui versava la Sala dell’OFS, con lesioni alle pareti, peraltro inzuppate di umidità, ed il tetto in più punti squarciato, ha pensato di chiedere all’amico Franco Candiloro, imprenditore, se poteva aiutarmi a recuperarla sia come struttura che come laboratorio di formazione umana e culturale, magari istituendovi un’apposita associazione. E’ ritornato dopo qualche giorno con la brillante idea di fondare l’Associazione culturale “Tempo nuovo”, accogliendo la proposta di recupero strutturale, ma in sintonia con il nuovo progetto. Si è convenuto, allora, col permesso del Superiore Provinciale, di stipulare un comodato d’uso per dieci anni, da rinnovarsi tacitamente oppure per iscritto, fermo restando che, su richiesta del Superiore, la Sala-Teatro veniva messa, ogni qualvolta vi era l’esigenza, a disposizione della Fraternità conventuale o dell’Ofs.
Non ci sono parole per descrivere la toccante e ispirata passione con la quale Franco ha realizzato questo “straordinario sogno”, con la condivisione totale di alcuni amici. Costituita l’Associazione, con Presidente e Legale Rappresentante lo stesso Candiloro, si è dato subito inizio ai lavori e contestualmente si è delineato, in modo abbastanza articolato, il progetto operativo.
Nel frattempo l’Associazione culturale e teatrale “Tempo nuovo”, grazie all’intraprendenza geniale del suo Presidente, entrava a far parte dei Teatri Calabresi Associati.
La 1a stagione artistica è stata presentata in occasione dell’inaugurazione della “Sala-Teatro”, avvenuta nel mese di novembre 1997, presenti - oltre alle Autorità Religiose, Militari e Politiche, ai Cofondatori associativi e alla Fraternità cappuccina - il Presidente dei Teatri Calabresi Associati, Antonio Panzarella, e Paolo Ferrari, uno dei più popolari attori italiani.
Quel tardo pomeriggio l’emozione sul volto di Franco si rifletteva nel luccichio dei suoi occhi e nell’entusiasmo delle sue parole, che si susseguivano come una cascata d’acqua fresca e limpida, segno di benessere e di vitalità. In quei momenti, intensi e propositivi, sostanziati dalla prima programmazione stagionale teatrale, stava senz’altro cogliendo la prima giusta gratificazione, assieme ai componenti il Direttivo (Mauro Bittoni, Nicola Gullì, Franca Florio, Teresa Sanzo, Titti Carlutti, Rodolfo Garieri, Enzo Daniele, Bruno Posca, Domenico Donato, Graziano Cristello), dopo corposi sacrifici e significative risorse economiche, impegnate con spirito generoso e lungimirante, a beneficio dell’universo umano locale, comprensoriale e regionale.
Non sono, ovviamente, mancati i tanto attesi interventi elogiativi e d’incoraggiamento di Panzarella e di Ferrari; di ammirazione e di impegnativa e concreta solidarietà del Sindaco; di ringraziamento e di augurio del Superiore della Fraternità conventuale. Ma forse l’intervento più importante e rigenerante è stato quello dei numerosi convenuti - molti dei quali dai centri urbani limitrofi, nonché da Catanzaro e da Serra San Bruno - fatto con il linguaggio immediato, entusiasta e sostenuto dell’applauso.
Ritornando alle proprie case, si percepiva chiara la sensazione che stava iniziando una svolta davvero storica, non solo per Chiaravalle Centrale e per il Comprensorio, ma anche per gran parte della regione calabra.
Il teatro «Tempo nuovo» ha, di fatto, sbalordito e continua a sbalordire per la sua signorile accoglienza, tutta da gustare e godere, e soprattutto per la sua produzione artistica, che non ha nulla da invidiare con quella dei teatri più blasonati d’Italia.
Nei primi due anni di attività, infatti, hanno calcato il palcoscenico della Sala Ofs-Teatro attori come Paolo Ferrari, Lando Buzzanca, Anna Costantini, Aldo Giuffré, Flavio Bucci, Iliana Ione e Anna Mazza Mauro, con spettacoli di primissimo piano. E successivamente lo hanno calcato, fra gli altri, anche Valeria Valeri, Beppe Barra, Mario Scarpetta, Leandro Amato, Massimo Mollica, Giovanna Battaglia, Roberto Herlitzka, Nando Gazzolo, R. Campese, M. Teresa Bax, Anna Mazzamauro, Luigi Da Filippo, Clara Bindi, Aldo Giuffrè, Pamela Prati, Adriano Pappalardo, etc.
Queste personalità dello spettacolo e tutte quelle che ci hanno onorato della loro presenza artistica e formativa, fino ai nostri giorni, non hanno lesinato parole di vistoso apprezzamento e segni concreti d’incoraggiamento, a testimonianza dello spessore ed insieme del valore che questa realtà teatrale ha significato e continua a significare, contribuendo a dilatare gli orizzonti esistenziali in coloro che amano la cultura e l’arte, che unitamente agli altri valori, che da qualche tempo sembrano non brillare più di quella luce che hanno caratterizzato i secoli passati, aiutano l’uomo ad esprimere il meglio di sé.
La ricca e sostanziosa produzione teatrale di «Tempo nuovo» si è innestata assai bene nel progetto integrale promozionale che si stava configurando con la presenza del complesso dei cappuccini: punto di riferimento spirituale e punto di riferimento culturale, e i segni concreti di una svolta positiva nel tessuto territoriale sono sotto gli occhi di tutti.
L’utilizzazione della sala doveva rispondere al secondo punto. E dobbiamo essere grati alle persone che hanno dichiarato la loro disinteressata disponibilità a che in Chiaravalle Centrale nascesse, con riferimento al convento, anche questo filone specificamente socio-culturale. Infatti, «l’associazione - leggiamo all’art. 1° dell’Atto costitutivo di essa - non si è proposta fini di lucro. Il suo scopo è stato quello di svolgere attività culturali, quali: - promuovere, organizzare, produrre e gestire spettacoli e rappresentazioni teatrali, musicali, cinematografici, convegni, conferenze, dibattiti, mostre e rassegne culturali, pubblicare stampati, riviste e libri; - gestire per conto proprio e di terzi cinema, teatri, circoli culturali e letterari, biblioteche, musei, sale conferenze, scuole, e altre strutture, il tutto al fine di diffondere, nelle diverse forme, quanto attiene all’arte e alla cultura.
Tale ricca programmazione si è ulteriormente accreditata con l’istituzione dei laboratori teatrali per bambini e per adulti: alba radiosa di un nuovo e più vasto orizzonte.
Siamo convinti che padre Consolato, uomo di grande cultura, sia proprio contento nel vedere la sua opera finalizzata ad un fine così nobile. Per cui mi sento di dirgli, a nome di tutti, di cuore: «Grazie, padre Consolato!».
E grazie anche a te, carissimo Franco: piccolo grande profeta di una Terra per la quale hai dato sempre il meglio di te, regalando momenti emozionali indimenticabili. Il tuo progetto continua a vivere e a far sognare, come quando tu eri con noi, grazie agli amici vecchi e nuovi, che sono:
Mauro Bittoni, Presidente Paola Sangiuliano, Vice Presidente Franca Florio, Segretaria Nicola Gullì, Tesoriere Rosa Chiefari, Consigliere Rita Pitti, Consigliere Francesca Borello, Consigliere Pierpaolo Macrì, Consigliere Anna Taverna, Consigliere Umberto Palmeri Consigliere
Padre Giuseppe Sinopoli
NOTE 1 Il sig. Iozzo aveva offerto l’esecuzione dei lavori a lire 700 a mq, mentre i titolari delle altre ditte avevano chiesto da lire 850 a lire 1000. 2 Risorgimento - Il Mattino - 154 (1949) 2. 3 Di V. Rotellini. 4 Ven. padre Gesualdo - Vita Francescana 5-7 (1949) 2.
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