a cura di Padre Giuseppe Sinopoli

 

                                                                                                                                                                               

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                                                                                                                                                                                   introduzione

                                                                                                                                                                                   premessa

                                                                                                                                                                                   conclusione

                                                                                                                                                                                   appendice

                                                                                                                                                                                   pubblicazioni

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PRESENTAZIONE

 

 

Una statua è bella non perché è di marmo,

ma perché un grande scultore ha saputo

trarne un capolavoro

 

 

Ben volentieri aderisco all’invito che fra Giuseppe Sinopoli mi ha rivolto di premettere a questo suo ultimo lavoro una breve presentazione.

 

Fra Giuseppe, come me frate cappuccino, è un affermato e apprezzato studioso di storia locale e di pietà popolare.

 

Mi complimento con lui, per questo lavoro, piccolo nella mole ma prezioso nel contenuto che vorrei sinteticamente e plasticamente proporre come un riverbero di luce e una folata di aria fresca in una quotidianità piuttosto dimessa e mediocre.

 

Un plauso per aver raccolto con gusto in queste agili pagine il profilo, le istantanee di alcuni Fratelli cappuccini non chierici che hanno dimorato almeno per qualche tempo nel Convento di Chiaravalle Centrale, che hanno onorato l’Ordine, servito la Chiesa, edificato il Popolo di Dio in questo lembo di Calabria ricca di storia e di tradizioni religiose.

 

Non è una raccolta di Santi con l’aureola, di personaggi eroici, di uomini illustri, almeno secondo l’accezione comune di questi termini.

 

L’autore, con felice intuito, ha voluto proporre il ricordo di alcuni compagni di viaggio che, credo, numerosi lettori, e in particolare l’autore, hanno conosciuto, amato, apprezzato.

 

Creature come noi impastati di umana fragilità, sorretti, però, dalla fede e dalla speranza, ma soprattutto animati dalla carità. Uomini che hanno lottato, sofferto, pianto, gioito, pregato, peccato, testimoniato, che hanno condiviso la condizione della povera gente, che hanno spezzato il pane dell’umiliazione e del sacrificio, che hanno autenticato la loro esistenza con la fedeltà alla loro vocazione e sono divenuti segno, invito, proposta vocazionale per altri giovani, per altri cristiani, per altri fratelli e sorelle impegnati/e a dare un senso alla vita.

 

Li ricordiamo con affetto e gratitudine perché al di sopra di tutto hanno amato Cristo e con gesti umili, semplici e dimessi hanno indotto a riflettere e ricercare Dio e la sua misericordia. Scriveva Padre Mariano da Torino: “Essere testimoni della fede non significa fare della propaganda e tanto meno fare colpo, operando cose grandi e meravigliose, è vivere in modo tale che il modo di vivere sia inesplicabile se Dio non fosse il segreto di quella vita”,

 

Siamo grati all’autore per aver restituito alla memoria il ricordo di questi fratelli.

Il tempo ha un potere inesorabile. E’ in grado di stendere un velo di oblio sul passato e rinchiuderci nella solitudine del presente, avulsi da ciò che ci ha preceduto.

Queste pagine ci consentono di recuperare volti, figure, parole di uomini veri e di cristiani autentici e credibili.

 

Fra Giuseppe da Reggio Calabria, dea Fortunato da Platania, fra Bonaventura da Caraffa del Bianco, fra Raimondo da Sambiase, fra Miochele da Montepaone hanno scritto con la loro vita pagine importanti di storia locale, umana e religiosa fatta di piccole cose, di gesti generosi e spontanei, di solidarietà fraterna, di frammenti di umanità, di ferialità consumata nella fedeltà alla vocazione francescana.

 

Concludendo la lettura di queste pagine affiora alla memoria la luminosa affermazione evangelica: “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore”.

 

Questi fratelli, ognuno a suo modo, con tonalità, sensibilità, accenti diversi, hanno creduto e vissuto nell’amore di Dio e del prossimo, soprattutto dei poveri e degli emarginati.

 

Per questo, a distanza di tempo, li ricordiamo con ammirazione quali autentici maestri di saggezza in grado di indicarci una strada sicura nel dedalo intrigato della vita.

 

Fra Antonio Assenzi

Vicario Generale OFMCapp